Sarto

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Da uno stesso cartamodello, crea abiti tutti diversi: per taglia, tipo di stoffa, colore. Li adatta alla figura del cliente, li risistema quando questa cambia nel tempo. È l’artigiano delle cose più utili o più futili.

Il designer utilizza strumenti e modelli testati, che personalizza ogni volta in base allo scenario e alle caratteristiche del progetto.


Esplora il sarto che è in te

Preferisci sistemare o ripartire da zero?

All’inizio il sarto aggiustava i vestiti più che farli. Questo ci dice l’etimologia. La parola deriva infatti dal latino sartor, che si ricollega a sarcire cioè restaurare o, nel nostro caso, rappezzare.
Quante tue buone soluzioni sono nate dal voler “mettere una pezza” e si sono poi rivelate le migliori?

Le interviste sono il tuo forte?

Prima di mettere mano al modello, alla scelta dei materiali e alle forbici, il bravo sarto lascia parlare il cliente e poi lo tempesta di domande. Anzi spesso il primo incontro se ne va così, parlando e chiedendo.
Di fronte a un nuovo progetto, qual è di solito la prima domanda che poni al committente?
Dai più importanza all’obiettivo in sé o studi anzitutto la psicologia del cliente?

Ti va di scegliere un ruolo?

Con quale tipo di sarto ti identifichi meglio?

  • un sarto londinese di Savile Row, la strada di Myfair dove hanno sede alcuni dei più famosi laboratori sartoriali del mondo
  • una sarta creativa di Instagram, che cuce tutti pezzi unici e li mette in vetrina sul web
  • il sarto bangladino di quartiere, cui porti un vestito che già hai e te lo rifà tale e quale
  • un sarto della tradizione napoletana: abiti maschili eleganti, ma non ingessati, con la classica manica da cui spunta il polsino della camicia.
E, perché no, anche una fase?

Se fossi un sarto, quali fasi del lavoro preferiresti, e perché?

  • l’ascolto del cliente
  • la proposta del modello
  • la scelta della stoffa
  • il taglio
  • l’esecuzione sul manichino
  • la confezione
  • le prove.
Come comunichi i tuoi messaggi?

“Si può cucire quasi ogni cosa nell’imbottitura di un soprabito” afferma Reynolds Woodcock, l’ossessivo sarto protagonista del film Il filo nascosto, interpretato da Daniel Day Lewis. E in effetti lui ci cuce una fettuccia con la frase “Never curse”, “Mai maledire”.
Anche tu puoi affidare un messaggio nascosto all’interno di un prodotto o di un servizio. Importante per te e nascosto a tutti, ma rintracciabile.




Ceramista

Con le mani e l’immaginazione dà forma a una materia informe. Attraverso tante fasi, una dietro l’altra, tutte indispensabili per la buona riuscita del manufatto.

La designer crea modelli e prototipi per far sperimentare al committente le soluzioni ideate. Con attenzione e saggezza sceglie gli strumenti per dare concretezza alle idee.

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Investigatore

Con il suo fiuto scova gli indizi più minuti e li connette in una ricostruzione plausibile, perché verifica ogni ipotesi da tanti punti di vista, soprattutto i più distanti.

Il designer inquadra il progetto da tutte le angolazioni, non si limita alla prospettiva più evidente. Perché solo così le sue soluzioni convincono oltre ogni possibile obiezione.

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Giardiniere

La sua virtù è saper aspettare. Sa che ogni pianta ha la sua stagione, i suoi tempi di semina, crescita e fioritura: un giardino rigoglioso premierà l’attesa.

Il designer non ha mai fretta: non si piega alle urgenze del momento, ma valuta ogni volta tempi necessari, fisiologiche attese e imperscrutabili imprevisti.

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Trapezista

Per eseguire salti mortali, capriole, prese nel vuoto, piroette, avvitamenti, conta sul suo corpo flessibile e sulla precisione assoluta dei suoi movimenti.

La designer si muove costantemente tra la molteplicità delle proposte e delle idee e il rigore della realizzazione. Lo fa con concentrazione e consapevolezza, senza incertezze.

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