Calligrafa

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Nell’eleganza del tratto collega mano e cervello, tecnica e pensiero, forma e significato. E dà loro armonia e ritmo.

La designer trasforma i concetti in rappresentazioni visive che fondono parola, segno, legami e insiemi e li rende chiari e fluidi per tutti.


Esplora la calligrafa che è in te

Ti va di fare un esercizio manualpoetico?

Sopra il foglio bianco
si preparano al balzo
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.

Prendi questi versi della poetessa polacca Wizlawa Szymborska, o altri tre versi di una poesia che ami, e ricopiali almeno 15 volte su un grande foglio (meglio A3), cambiando continuamente strumento e colori: matita, pennarello a punta fine, pennarello a punta grossa, pennello… ogni volta con un colore diverso o mescolando due colori.
È un ottimo esercizio per cadere in una trance creativa.

Quanto frequenti la scrittura a mano?

Tra un po’ abbandoneremo persino la tastiera per la dettatura a voce. Sarà per questo che i corsi di calligrafia dilagano e i taccuini impazzano. La nostalgia per una lenta manualità perduta, di cui sentiamo un gran bisogno e per la sorpresa di vedere le nostre parole tutte diverse.
Pensa all’ultima volta in cui hai scritto un’intera pagina tutta a mano. Di cosa si trattava? Un progetto in nuce, una lettera d’amore o forse un sogno?

Ti capita di sentire che stai scrivendo con tutto il corpo?

“La scrittura a mano è scrittura oltre la scrittura, è esperienza dell’unità tra segno, parola e corpo. Lasciare il segno vuol dire praticare questa unità.”
Lo scrive l’artista calligrafa Monica Dengo.
Sperimentare questa unità è uno stato di grazia, una fluidità che si trasmette anche a chi leggerà quei segni.
Se è uno stato che non riesci ad afferrare, prova con un foglio, una penna, un pennarello.

Cosa fai per rallentare?

L’Università di Harvard chiede ai suoi studenti di svolgere alcune esercitazioni a mano, perché la lentezza che impone porta a concentrarsi meglio, a selezionare le informazioni, a ragionarci e a sintetizzarle.
Di fronte a un compito o a un progetto difficile puoi fare come loro.

Sai cosa ne diceva Steve Jobs?

“È la mano la parte del corpo che più di ogni altra risponde ai comandi del cervello. Se potessimo replicare la mano, avremmo realizzato un prodotto da urlo”: lo scriveva da giovanissimo, quando frequentava i corsi di calligrafia presso il Reed College di Portland, corsi che ha sempre riconosciuto all’origine della sua passione e ossessione per il design.




Ceramista

Con le mani e l’immaginazione dà forma a una materia informe. Attraverso tante fasi, una dietro l’altra, tutte indispensabili per la buona riuscita del manufatto.

La designer crea modelli e prototipi per far sperimentare al committente le soluzioni ideate. Con attenzione e saggezza sceglie gli strumenti per dare concretezza alle idee.

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Investigatore

Con il suo fiuto scova gli indizi più minuti e li connette in una ricostruzione plausibile, perché verifica ogni ipotesi da tanti punti di vista, soprattutto i più distanti.

Il designer inquadra il progetto da tutte le angolazioni, non si limita alla prospettiva più evidente. Perché solo così le sue soluzioni convincono oltre ogni possibile obiezione.

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Giardiniere

La sua virtù è saper aspettare. Sa che ogni pianta ha la sua stagione, i suoi tempi di semina, crescita e fioritura: un giardino rigoglioso premierà l’attesa.

Il designer non ha mai fretta: non si piega alle urgenze del momento, ma valuta ogni volta tempi necessari, fisiologiche attese e imperscrutabili imprevisti.

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Trapezista

Per eseguire salti mortali, capriole, prese nel vuoto, piroette, avvitamenti, conta sul suo corpo flessibile e sulla precisione assoluta dei suoi movimenti.

La designer si muove costantemente tra la molteplicità delle proposte e delle idee e il rigore della realizzazione. Lo fa con concentrazione e consapevolezza, senza incertezze.

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